Cdp Venture Capital ha avuto un impatto rilevante sull’ecosistema delle startup italiane. Tuttavia, si è sollevata una critica riguardo all’intervento dello Stato nel capitale delle startup, soprattutto perché, oltre il 50% dei fondi, proviene dallo Stato. Questa percentuale ha sollevato domande riguardo la reale indipendenza e autonomia delle startup finanziate dalla Cdp. In un periodo di soli tre anni, la Cdp è riuscita a formare ben 16 team di gestione dedicati all’accelerazione delle startup, oltre a creare 24 veicoli di investimento. Il portafoglio della Cdp comprende ora oltre 400 startup, il che dimostra un impegno significativo nell’incoraggiare l’innovazione e lo sviluppo imprenditoriale nel Paese. Inoltre, la Cdp ha giocato un ruolo cruciale nell’istituire una rete di 20 programmi di accelerazione e 5 poli di trasferimento tecnologico distribuiti in tutta Italia. Queste iniziative hanno contribuito a diffondere l’innovazione in diverse regioni del Paese e a supportare le startup nell’accesso a risorse e competenze fondamentali per la loro crescita. Nonostante questi notevoli successi, sorge un importante dibattito sul fatto che l’attenzione dovrebbe essere rivolta non solo alla quantità degli investimenti, ma anche alla qualità del venture capital fornito. Alcuni ritengono che il focus debba spostarsi verso il supporto di investitori professionali nel settore del venture capital, promuovendo regole più solide per un mercato delle startup italiano più forte e trasparente. Questo equilibrio tra il ruolo dello Stato nell’innovazione e l’importanza di un ambiente imprenditoriale sano è al centro della discussione sull’evoluzione futura dell’ecosistema delle startup in Italia.
Il Sole 24 Ore, 15 settembre 2023.