Nel 2015 il governo Renzi annunciò l’avvio del superammortamento per i beni strumentali denominato: “Piano Industria 4.0”. Da allora il Piano ha avuto uno straordinario successo che oggi si sta lentamente esaurendo, sottolineando l’assenza di comprensione da parte della politica italiana dell’eccellenza del Made in Italy.
Il Piano Industria 4.0 è stato caratterizzato da diversi arresti, sospensioni e riprese; le misure di agevolazione per gli investimenti delle imprese sono passate dall’hardware al software, poi al digitale ed infine alla formazione dei dipendenti per l’utilizzo delle nuove tecnologie. Alcune misure importanti per le imprese (credito d’imposta per la ricerca o il patent box) hanno subìto ridimensionamenti e, il sostegno fiscale è andato riducendosi.
Il problema di base sta nel fatto che molti hanno pensato: «Le imprese hanno comprato i nuovi macchinari, adesso bisogna perciò concentrarci soprattutto sul digitale e sulla formazione degli addetti e dei tecnici». Ma questa non è la realtà, molte aziende che non hanno usufruito del Piano, adesso si vedono preclusa l’opportunità di acquistare nuovi macchinari; perciò, gli incentivi fiscali per l’acquisto di hardware dovrebbero diventare strutturali e dovrebbero continuare insieme agli incentivi per il digitale, il cloud e la formazione.
Per avere innovazione, si deve partire proprio dai macchinari, dal digitale e dalla formazione per il loro utilizzo: sono dei pilastri che camminano insieme e senza i quali non ci può essere modernizzazione.
Il Piano Industria 4.0 ha avuto un fortissimo impatto sull’economia italiana, secondo i dati di Federmacchine, nei quadrienni 2008-2011 e 2012-2015 il consumo italiano complessivo di nuovi macchinari è stato sui 70 miliardi di euro, dal 2016 con l’attivazione del Piano, il consumo di macchine è aumentato a 98 miliardi. Inoltre, nonostante la pandemia, nel quadriennio 2020-2023 il consumo italiano di nuove macchine dovrebbe raggiungere i 112 miliardi di euro. Nel complesso, se confrontiamo il valore del consumo di macchine del quadriennio 2020-2023 con quello del 2012-2015 si è verificata una crescita del 59%, a cui il Piano Industria 4.0 ha contribuito in modo fondamentale.
In conclusione, il nuovo governo dovrebbe rilanciare il Piano Industria 4.0 in tutto il suo potenziale per permettere la crescita del valore dell’industria Made in Italy e, quindi, di non lasciare svanire l’opportunità di crescita ed innovazione territoriale.
Fonte:IlSole24Ore