Il fenomeno della dispersione scolastica è al centro delle problematiche che affliggono il Mezzogiorno, e in particolare la Campania, ormai da decenni. Numerosi sono i fattori che possono dirsi alla base dello stesso: essi riguardano il più delle volte le condizioni economiche, sociali e culturali della famiglia di provenienza nonché la collocazione territoriale e abitativa in cui il minore cresce e si sviluppa. Nell’analisi del problema possono tornare utili i dati raccolti da un indagine ISTAT che cerca di individuare non solo le cause sottese al fenomeno ma anche i cambiamenti della situazione di fatto che si sono verificati negli ultimi anni. La misurazione riguarda i giovani tra i 18 e i 24 anni: in Italia la quota di ELET (Early Leavers from Education and Training) è stimata del 13,1% pari a 543mila dispersioni; con tale date il Paese si colloca tra gli Stati Europei con la quota più elevata di dispersioni. Ma i divari territoriali più importanti si rinvengono nella stessa penisola. Nel 2020 l’abbandono degli studi prima del completamento del sistema secondario superiore o professionale è stato nel Mezzogiorno pari al 16,3% a fronte dell’11% al Nord e 11,5% al Centro; gli squilibri si acuiscono poi nelle stesse Regioni del Sud Italia (Calabria 16.6%, Campania 17,3%, Puglia 15.6% e Sicilia 19.4%). In Campania, in particolare, i dati peggiori si registrano nella Provincia di Napoli (22,1%), Caserta (17,9%) e Salerno (19%), mentre dati rassicuranti si rinvengono nelle provincie di Avellino (7,5%) e Benevento (11,2%). Nell’analisi dei fattori che determinano la dispersione fondamentale risulta essere il livello d’istruzione posseduto dai genitori (più questo è basso più aumentano le dispersioni) segno che ancora una volta le condizioni sociali e dunque il “ceto” di provenienza è in grado di segnare il futuro dei giovani: anche in questo caso però l’incidenza è maggiore nelle Regioni del Sud (nel Meridione l’abbandono scolastico di giovani i cui genitori hanno al massimo la licenzia media è pari 25,5% rispetto al 18.9 del Nord Italia). Nell’indagine si è tenuto conto inoltre anche delle zone di provenienza dei minori e i risultati ottenuti hanno dimostrato come l’abbandono sia superiore nelle città metropolitane, e quindi a maggiore densità abitativa, rispetto alle zone rurali e/o periferiche. A fronte di tali criticità sorge il bisogno di individuare delle iniziative capaci di trattenere i giovani e convincerli a concludere il loro percorso scolastico, e a questi progetti debbono collaborare tutti i soggetti coinvolti (famiglie, scuola e istituzioni) così da realizzare una convergenza reale ma soprattutto efficace.
In questo contesto si collocano le iniziative del programma IeFP (Istruzione e Formazione Professionale): risale al 23 luglio scorso la pubblicazione di un apposito Decreto (402/2021) con cui la Regione ha rifinanziato tali programmi. Sono stati stanziati, con l’obiettivo di arginare la dispersione scolastica sul territorio, 2 milioni e 500mila Euro a favore dei progetti che si pongono come obiettivo quello di incentivare la ripresa degli studi nonché impedire ovviamente ulteriori abbandoni. A favore di ogni progetto il contributo massimo erogabile per ogni annualità è pari a 110 mila Euro. Con delibera della Giunta Regionale del 27/07/2021 è stata inoltre prevista la pianificazione di nuovi percorsi formativi professionalizzanti per le annualità 2021/2024 ma da avviare il prima possibile cosi da realizzare gli stessi in concomitanza con l’inizio dell’anno scolastico 2021/2022 e per un importo complessivo pari a 10 milioni di Euro